12-15 Luglio / 4-7 Agosto / 5-8 Settembre 2015
La splendida cornice di Palazzo Gallone a Tricase si prepara ad accogliere “Passaggio nel passato”, evento a cura di Salvatore Turco, patrocinato dal Comune e targato “Apri la Cucuzza”.
Il corridoio adiacente all’ingresso della sala del trono presenterà maschere create su ispirazioni, maschere pensate, maschere rielaborate, per un totale di 18 elementi disposti a in maniera terra tale da creare una forma quadrata sezionata nel centro per offrire ai visitatori, appunto, “un passaggio nel passato”.
Il progetto mira a creare quasi un disagio nell’osservatore, che verrà invitato a camminare, ma il cui cammino sarà improvvisamente arrestato dai volti posizionati per terra, che lo guardano dal basso, dal passato.
L’interruzione non è però irreversibile: verrà offerta la possibilità di proseguire nel cammino, ma lo si dovrà fare attraverso un restringimento che crea nel visitatore una sorta di ansia, di disagio, forse anche quel malessere dettato dalla sensazione di essere osservati da occhi di gente defunta, occhi di creature fantastiche e di chi sa chi altri.
L’esposizione coprirà tre periodi: dal 12 al 15 luglio, dal 4 al 7 agosto e dal 5 all’8 settembre, sempre dalle ore 19 alle 22.
Il professor Roberto Rizzo, docente del corso di “Metodi e tecniche di decorazione sacra contemporanea” cui Salvatore Turco quest’anno ha preso parte presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, parla così dell’opera e del suo artista: “Salvatore Turco è sicuramente tra coloro che si sono distinti per capacità, impegno e desiderio di ricerca. Non è semplice proporre un corso come questo, in un periodo in cui la sola dimensione temporale considerata è il presente e gli spazi delle nostre relazioni si restringono sempre più verso l’omologazione. Immaginare l’esistenza di realtà, spazi e tempi differenti da quelli in cui troppo spesso ci sentiamo imprigionati e confrontarsi con dimensioni eterne e infinite come quella sacra non significa, come qualcuno potrebbe credere, fuggire dalle nostre responsabilità di uomini e donne della contemporaneità. Al contrario”, precisa il professore, “questo tipo di ricerca ci permette di conoscere e affrontare la complessità del mondo in cui viviamo con maggiore impegno e profondità intellettuale e umana“.
Il professor Rizzo ci tiene a precisare che “le maschere funerarie che compongono questa installazione non hanno nulla di triste, perché oltre al dovuto rispetto per la dimensione sconosciuta che segue la nostra esistenza terrena, esse esprimono anche l’innocente e curioso stupore nei confronti del mistero che è proprio dell’arte. Alcune di esse hanno lineamenti severi, altre sono grottesche se non addirittura ironiche, altre ancora sfuggono alla rappresentazione del reale inseguendo l’astrazione. Tutte insieme ci ricordano quanto sia importante, per Salvatore e per tutti noi, creare un ponte tra il nostro presente e il nostro passato, tra le nostre aspirazioni e la nostra memoria“.